1) L’ALBERO DELLA NARRAZIONE. LE RADICI: L’INCIPIT

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L’incipit è la parte più importante di un racconto. Cattura l’attenzione del lettore, che si farà così la prima opinione sulla storia e deciderà se proseguire o abbandonare la lettura, perché nei romanzi la prima impressione conta eccome!

L’incipit deve:

  • Avviare la storia
  • Presentare e caratterizzare il personaggio (chiunque, o qualunque cosa sia)
  • Suscitare l’attenzione.

L’ideale è che inizi in medias res: dialogo, azione, fatto; così da trasportare fin da subito il lettore nel mezzo del racconto, ma senza rivelare tutto subito. È importante evitare troppe descrizioni ed esposizioni, perché il lettore non rischi di annoiarsi e “perdersi per strada”, ma che proceda per scene che mostrino ciò che si dice.

Se proprio bisogna spiegare, sarebbe meglio usare:

  • Dinamismo
  • Niente accumuli eccessivi
  • Forte connotazione emotiva.

In tutti i casi, nell’incipit lo scrittore fa una promessa al lettore, che egli si aspetta rispetti per la durata della storia. Questa promessa può essere emotiva (promette che emozionerà) o intellettuale (promette che dirà qualcosa che il lettore non conosce), e il finale sarà tanto più buono quanto più la promessa sarà mantenuta.

A proposito di pianificazione e strutturazione: decidete in anticipo il punto di vista, ovvero da che angolazione guardare la storia. Sarete dei narratori onniscienti, soggettivi o in terza persona? Decidete di guardare tutto da fuori, ma da lontano, o di immergervi nell’intimo di un personaggio?

In alternativa, sceglierete un punto di vista multiplo, come molti romanzi odierni, che alternano i personaggi, permettendo così di mantenere la narrazione dinamica e di avvicinarsi a più personaggi nel profondo? Anche in questo caso è importante strutturare in precedenza e mantenere un chiaro ritmo di alternanza e una definizione netta dei diversi personaggi, per non confondere il lettore.

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Esistono milioni di INCIPIT D’EFFETTO; qui i più comuni:

  • DESCRITTIVO: DI UN LUOGO.

Descrizione di un paesaggio, dove si svolgerà la storia. Come in Alessandro Manzoni, I promessi sposi:

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte; …”.

  • DESCRITTIVO: DEL PERSONAGGIO.

Descrizione di un personaggio, non particolareggiata “a identikit”, ma abbozzata e che incuriosisca: dire due particolarità che lo caratterizzano rendendolo unico e interessante. Come in Mario Vargas Llosa, La guerra della fine del mondo:

“L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo”.

  • ATTACCO CLASSICO DA AUTOBIOGRAFIA.

Come in Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal:

“Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal”

  • BATTUTE DI UN DIALOGO.

In medias res. Come in Alessandro Baricco, Castelli di rabbia:

“Allora, non c’e’ nessuno qui?…BRATH!…Ma che canchero, sono diventati tutti sordi quaggiù…BRATH!”

“Non strillare, ti fa male strillare, Arnold”.

  • RIVOLTO AL LETTORE.

Come in Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore:

“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo. Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero”.

  • AFFERMAZIONE D’IMPATTO.

Come in James M. Barrie, Peter Pan:

“Tutti i bambini crescono, meno uno”

  • CONSIDERAZIONI PERSONALI DELL’AUTORE (messaggio, massima).

Come in Massimo Gramellini, Cuori allo specchio:

“Questo libro nasce dall’esigenza di mettere un po’ di ordine in ciò che ordine non ha: l’amore. Lo fa con l’aiuto di tanti. Dei lettori, innamorati e non, che da molti anni raccontano le loro storie alla rubrica «Cuori allo specchio». E della persona che pur essendo un uomo – peggio, un giornalista – ha provato a dare a quelle storie una risposta: dapprima timidamente e poi con un coinvolgimento sempre maggiore”.

Nel prossimo post, saliremo a IL TRONCO: COSTRUZIONE DEL FORMAT.

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