L’incipit è la parte più importante di un racconto. Cattura l’attenzione del lettore, che si farà così la prima opinione sulla storia e deciderà se proseguire o abbandonare la lettura, perché nei romanzi la prima impressione conta eccome!
L’incipit deve:
- Avviare la storia
- Presentare e caratterizzare il personaggio (chiunque, o qualunque cosa sia)
- Suscitare l’attenzione.
L’ideale è che inizi in medias res: dialogo, azione, fatto; così da trasportare fin da subito il lettore nel mezzo del racconto, ma senza rivelare tutto subito. È importante evitare troppe descrizioni ed esposizioni, perché il lettore non rischi di annoiarsi e “perdersi per strada”, ma che proceda per scene che mostrino ciò che si dice.
Se proprio bisogna spiegare, sarebbe meglio usare:
- Dinamismo
- Niente accumuli eccessivi
- Forte connotazione emotiva.
In tutti i casi, nell’incipit lo scrittore fa una promessa al lettore, che egli si aspetta rispetti per la durata della storia. Questa promessa può essere emotiva (promette che emozionerà) o intellettuale (promette che dirà qualcosa che il lettore non conosce), e il finale sarà tanto più buono quanto più la promessa sarà mantenuta.
A proposito di pianificazione e strutturazione: decidete in anticipo il punto di vista, ovvero da che angolazione guardare la storia. Sarete dei narratori onniscienti, soggettivi o in terza persona? Decidete di guardare tutto da fuori, ma da lontano, o di immergervi nell’intimo di un personaggio?
In alternativa, sceglierete un punto di vista multiplo, come molti romanzi odierni, che alternano i personaggi, permettendo così di mantenere la narrazione dinamica e di avvicinarsi a più personaggi nel profondo? Anche in questo caso è importante strutturare in precedenza e mantenere un chiaro ritmo di alternanza e una definizione netta dei diversi personaggi, per non confondere il lettore.
Esistono milioni di INCIPIT D’EFFETTO; qui i più comuni:
- DESCRITTIVO: DI UN LUOGO.
Descrizione di un paesaggio, dove si svolgerà la storia. Come in Alessandro Manzoni, I promessi sposi:
“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte; …”.
- DESCRITTIVO: DEL PERSONAGGIO.
Descrizione di un personaggio, non particolareggiata “a identikit”, ma abbozzata e che incuriosisca: dire due particolarità che lo caratterizzano rendendolo unico e interessante. Come in Mario Vargas Llosa, La guerra della fine del mondo:
“L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo”.
- ATTACCO CLASSICO DA AUTOBIOGRAFIA.
Come in Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal:
“Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal”
- BATTUTE DI UN DIALOGO.
In medias res. Come in Alessandro Baricco, Castelli di rabbia:
“Allora, non c’e’ nessuno qui?…BRATH!…Ma che canchero, sono diventati tutti sordi quaggiù…BRATH!”
“Non strillare, ti fa male strillare, Arnold”.
- RIVOLTO AL LETTORE.
Come in Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore:
“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo. Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero”.
- AFFERMAZIONE D’IMPATTO.
Come in James M. Barrie, Peter Pan:
“Tutti i bambini crescono, meno uno”
- CONSIDERAZIONI PERSONALI DELL’AUTORE (messaggio, massima).
Come in Massimo Gramellini, Cuori allo specchio:
“Questo libro nasce dall’esigenza di mettere un po’ di ordine in ciò che ordine non ha: l’amore. Lo fa con l’aiuto di tanti. Dei lettori, innamorati e non, che da molti anni raccontano le loro storie alla rubrica «Cuori allo specchio». E della persona che pur essendo un uomo – peggio, un giornalista – ha provato a dare a quelle storie una risposta: dapprima timidamente e poi con un coinvolgimento sempre maggiore”.
Nel prossimo post, saliremo a IL TRONCO: COSTRUZIONE DEL FORMAT.
Un pensiero su “1) L’ALBERO DELLA NARRAZIONE. LE RADICI: L’INCIPIT”